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E’ scattato l’allarme. Con il terrorismo che imperversa ci prepariamo alla difesa.

Apr 11, 2025
In questa foto sono proprio a ridosso della casermetta munizioni. Il proiettolone è alle mie spalle.

L’inizio degli anni ’80 era un periodo di allarme terrorismo. Le Brigate Rosse erano ancora pericolose e noi, alla Caserma Mameli di Viale Suzzani a Milano, sede del 18° Btg – 3° Rgt Bersaglieri, eravamo in perenne stato di attenzione. 

Fu così che, in una fresca serata primaverile, l’ennesimo allarme mise in subbuglio tutta la caserma. Non si trattava di una esercitazione, ma di un allarme vero. 

Prendemmo posizione nei punti strategici della caserma, e attraverso le radio e le staffette venimmo a sapere qual era il problema. La guardia alla casermetta munizioni aveva avvistato qualcuno che, nelle prime ombre del buio serale che già si stagliavano sulla città, si era sporto sopra il filo spinato del muro di cinta che sovrastava la casermetta. 

Nella dislocazione della difesa, fui assegnato proprio a rinforzo di quella guardia. Coperto dal proiettolone, così chiamavamo quello che probabilmente era il tetto in cemento di una garitta che era rimasto di traverso chissà da quanto tempo lungo la strada che costeggiava il muro di cinta, rimasi con il mio Fal puntato sul punto dell’apparizione per parecchio tempo. Un puntamento del tutto inutile, considerato che proprio al di là del muro c’erano delle palazzine di civile abitazione e sicuramente non sarebbe stato il caso di sparare in quella direzione. 

Tuttavia bisognava fronteggiare il pericolo di una attacco terroristico. 

Improvvisamente l’ombra sopra il muro si materializzò ancora, restando per qualche secondo attaccata al filo spinato. Era una figura scura e indistinta. Un uomo con passamontagna? Forse.

La stessa scena si verificò ancora un paio di volte e la tensione, in crescendo, era ormai al massimo.

Qualche terrorista al di là del muro aspettava forse il momento buono per lanciare un ordigno all’interno, proprio in prossimità della casermetta munizioni. 

Intanto i Carabinieri, debitamente allertati, controllavano il perimetro esterno. E fu grazie a loro che, una volta identificata l’indistinta figura che si aggirava minacciosa nella notte, arrivò il cessate allarme. 

In realtà, quella che appariva come un uomo abbigliato di scuro e con il volto travisato che si affacciava ogni tanto dal muro di cinta non era altro che un sacco nero della spazzatura che, incagliato nel fino spinato, si gonfiata e si alzava ad ogni folata di vento. 

Pacche sulla spalle e sonore risate accompagnarono la rivelazione, e la tensione si sciolse. Intanto, però, avevamo trascorso buona parte della nottata, diciamo così, “un pò preoccupati”.